7 dicembre
Caramba (Luigi Sapelli, 1865-1936) fu il maggiore costumista teatrale non solo della propria generazione, ma probabilmente del secolo XX. Il costume venne con lui riletto in una chiave moderna e innovativa, che ne cambiò per sempre la concezione.
Direttore dell’allestimento scenico alla Scala a partire dal 1921,
carica che ricoprì sino alla morte, realizzò costumi di fantasia
liberamente ispirati alla storia, curati nel particolare, squisitamente
studiati negli abbinamenti, coraggiosi nella scelta del colore, dei
disegni, del taglio.
Caramba fu un artista prima ancora che uno
stilista, e se la sua fama si è nel corso del tempo dilavata, i suoi
costumi, conservati numerosi nei depositi del Teatro alla Scala o presso
l’Opera di Roma, dimostrano un talento tutto da riscoprire. Dall’Egitto
al costume esotico, dal Settecento al secolo successivo, i suoi abiti
di scena non ricalcano un’epoca, ma la trasfigurano in una rilettura
ingegnosa e innovativa per ogni singolo costume.
Amico e
collaboratore di Mariano Fortuny, Caramba utilizzò nuove formule di
tessuti e s’ingegnò a creare effetti di luce al fine di valorizzare la
veste di scena.
Curò i particolari di un bottone o di un’asola come
fossero elementi decisivi dello spettacolo, avvantaggiandosi di un
artigianato specializzato nei ricami e nelle specifiche rifiniture.
Talentosissimo
disegnatore (iniziò la carriera al servizio delle riviste satiriche),
spirito ribelle (adottò il soprannome di Caramba per salvaguardare il
buon nome di famiglia, di stampo piemontese), l’artista guardò sempre
avanti seguendo il proprio istinto e l’innato buon gusto.
Ogni abito
di Caramba è un’opera d’arte: e come disse Andy Warhol, certi costumi
andrebbero esposti alle pareti come fossero dipinti.
A cura di Vittoria Crespi Morbio.
Testi: Vittoria Crespi Morbio, La saetta del colore e Gabriella Olivero, Il sogno di mettere in scena «Turandot» alla Scala.
Apparati: Matteo Sartorio, Cronologia degli spettacoli di Caramba al Teatro alla Scala 1904-1936.
Collana «Sette Dicembre».
Amici della Scala, Milano 2008.
Edizione italiana – inglese, pp. 224.